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L'Istituto Nazionale di Statistica (INS) ha annunciato che gli investimenti netti nell'economia sono aumentati nel primo semestre, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, del 20%, raggiungendo quota 28,89 miliardi lei (6,47 miliardi di euro), dopo un incremento del 19,5% nel secondo trimestre rispetto ad aprile -giugno 2011.
Nel secondo trimestre, gli investimenti in macchinari e attrezzature, compresi i mezzi di trasporto, sono aumentati del 28%, e quelli per le nuove costruzioni sono aumentati del 17.1%, mentre è diminuita del 3,7% la categoria altre spese.

In una dichiarazione del INS si dice che "rispetto al secondo trimestre del 2011, nel secondo trimestre del 2012, si registra un aumento della percentuale di macchinari e attrezzature, compresi i mezzi di trasporto, nel totale investimento di 1,7 punti percentuali e in nuove costruzioni di 0,2 punti percentuali. La quota di investimenti in altre spese sono diminuite di 1,9 punti percentuali ".

Gli investimenti che si sono materializzati nel primo semenstre in nuove costruzioni hanno raggiunto 14,925 miliardi lei (3,35 miliardi di euro) nel primo semestre, pari al 51,7% del totale, rispetto al 51% nel primo semestre del 2011. Gli investimenti in macchinari e attrezzature, compresi i mezzi di trasporto, hanno raggiunto 11,715 miliardi lei (2,63 miliardi di euro), che rappresenta il 40,5% del totale, rispetto al 39,8% nel primo semestre dell'anno.
I settori che hanno registratoun maggior volume di investimenti sono nell'industria e nel commercio / servizi (commercio all'ingrosso e al dettaglio, riparazione di veicoli).
I dati della Banca Nazionale Romena mostrano che gli investimenti esteri diretti hanno avuto un calo del 28,9% nel primo semestre, raggiungendo 621 milioni di euro.

La Romania è il sesto paese europeo più attraente per gli investimenti nel corso dei prossimi tre anni, secondo il rapporto 2012 "The European Attractiveness Survey" condotto dalla società di consulenza Ernst & Young (E&Y). Così, la Romania è più attraente della Repubblica Ceca, Turchia, Svizzera, Olanda, Italia, Spagna e Svezia. Le prime cinque posizioni della classifica sono occupate, nell'ordine, da Germania, Polonia, Regno Unito, Russia e Francia.


Nonostante la fragilità dell'economia della zona euro, i flussi di investimenti in Europa hanno continuato a crescere nel 2011, il numero di progetti di investimento è notevolmente più alto rispetto a prima della crisi, in aumento del 2%, passando da 3.757 nel 2010, a 3906 nel 2011, e il numero di posti di lavoro generati dagli investimenti diretti è aumentato del 15%.
Stati Uniti restano il maggiore investitore in Europa, lo sviluppo di 1028 progetti, che rappresentano il 26% del totale. Il numero di progetti di investimento sviluppati dagli Stati Uniti è aumentato del 6% nel 2011, raggiungendo il livello più alto registrato dal sondaggio Ernst & Young 'negli ultimi 10 anni.

Gli investitori sono abbastanza fiducioso nella capacità dell'Europa di superare le difficoltà complesse e molteplici che deve affrontare, per cui l'Europa occidentale è considerata la destinazione più attraente per gli

investimenti esteri diretti (FDI), dopo la Cina, mentre Europa centrale e orientale al terzo posto.

Le economia dell'Europa Centrale e Orientale sono in testa per quanto concerne gli investimenti nelle industrie manifatturiere. Romania, Serbia, Slovacchia e Repubblica Ceca hanno attirato il 53% dei nuovi posti di lavoro

creati nel settore automobilistico. Questi paesi hanno attirato grandi progetti in quanto presentano vantaggi sulla competitività dei costi e sono partner commerciali come Germania, dove i clienti industriali più importanti sono.
I servizi professionali e settori di produzione del software hanno ricevuto la maggior parte degli IDE in Europa, con un incremento del 19% e 15% nel 2011. Insieme, questi due settori hanno attirato il 28% di tutti i progetti

sviluppati lo scorso anno, generando oltre 16.000 nuovi posti di lavoro.
Il numero di progetti di IDE è aumentato anche nel settore automobilistico, creando il maggior numero di nuovi posti di lavoro: 37.790. Invece, i settori che hanno registrato il maggior calo nel 2011 sono stati servizi di intermediazione finanziaria, che è diminuito del 16%, e elettronica, che sono scesi dell'8%.

Per la Romania, la Banca Nazionale di Romania dati mostrano che gli investimenti diretti esteri nel 2011 ha raggiunto il minimo ultimi nove anni, 1.917 milioni €, e ha continuato a diminuire nel 2012-490.000.000 € dopo i primi quattro mesi. Ma la Romania ha il vantaggio di un tasso di crescita promettente del PIL, rispetto all'Europa e un prezioso capitale umano, sempre più investitori sono attratti dal settore delle energie rinnovabili.
E&Y ha annunciato che il valore stimato delle fusioni e delle acquisizioni effettuate nei primi cinque mesi in Romania è di circa 800 milioni di dollari, quasi il doppio rispetto al livello registrato nello stesso periodo nel 2011. Solo le operazioni i cui i valori sono stati annunciati dalle parti coinvolte, sono di 330 milioni di dollari rispetto a 216 milioni di dollari nel periodo gennaio-maggio 2011.
Estrapolando stime, E & Y per i primi cinque mesi un mercato totale di 798 milioni di dollari rispetto a 408 milioni di dollari nei primi cinque mesi del 2011

I dati forniti dall’Istituto Nazionale di Statistica indicano che, nel 2011, le esportazioni della Romania sono ammontate a 45 miliardi di euro, in aumento del 20,5% rispetto al 2010, mentre le importazioni sono cresciute del 16,7%, fino a quasi 54,7 miliardi di euro. E’ risultato così un deficit commerciale di quasi 9,7 miliardi di euro, simile a quello del 2010. Il valore dell’interscambio intracomunitario di beni è stato l’anno scorso di 32 miliardi di euro per le esportazioni e di 39,7 miliardi di euro per le importazioni, cioè il 71,1% dell’export totale, e il 72,6% dell’import complessivo. Nel 2011, si è mantenuta la tendenza di crescita delle esportazioni romene negli stati che non fanno parte dell’UE.

Una crescita significativa delle esportazioni è stata registrata nel Canada, nel settore delle macchine e dell’apparecchiatura elettrica, delle caldaie, degli equipaggiamenti nucleari e dei pezzi di ricambio per gli aerei, negli Stati Uniti per quanto riguarda le componenti auto e i prodotti chimici, e in Brasile, per quanto riguarda le auto, le componenti auto e gli equipaggiamenti petroliferi. Vi si aggiungono la Federazione Russa, l’Ucraina e la Turchia. Però, a dicembre 2011, si è registrato solo un’aumento dello 0,2% delle esportazioni rispetto al mese di dicembre 2010, a causa della chiusura della fabbrica Nokia della provincia di Cluj. Nel 2011 il produttore filandese di telefonini era stato il secondo grande esportatore di Romania dopo Automobili Dacia Groupe Renault.
Però, gli analisti economici si aspettano a un recupero parziale dovuto al fatto che nella zona si prevedono investimenti della compagnia italiana DeLonghi e di quella tedesca di Bosch.

I principali esportatori di Romania in paesi membri dell’UE sono stati nel 2010, la Compagnia Automobili Dacia Groupe Renault, Nokia Romania, che però ha chiuso la sua fabbrica nella provincia di Cluj, poi Honeywell Technologies, la compagnia petrolifera OMV Petrom, il cantiere navale Daewoo di Mangalia, il produttore di gomme Continental Romania, il complesso per la produzione dell’alluminio ALRO Slatina e la compagnia Rompetrol Raffineria, controllata dalla compagnia statale kazaka KazMunaiGaz.
Le principali compagnie che hanno esportato in paesi che non fanno parte dell’UE sono il complesso siderurgico Arcelor Mittal Galati, Rompetrol Raffineria, Nokia Romania, Automobili Dacia, le compagnie petrolifere OMV Petrom e Petrotel Lukoil, il complesso per la lavorazione del legno Holzindustrie Schweighofer e il complesso chimico Azomures di Targu Mures.

I Paesi in cui la Romania esporta di più sono Germania, Italia, Francia, Turchia, Ungheria, Bulgaria, Gran Bretagna e Spagna, mentre per le importazioni ai primi posti si piazzano Germania, Italia,

Ungheria, Francia, Cina, la Federazione Russa, Austria ed Olanda.

Nella sua relazione annua per il 2011, l’agenzia di rating Moody’s anticipa che il Pil della Romania crescerà del 2,2% quest’anno, con l’acceleramento dell’assorbimento dei fondi europei, mentre l’inflazione si manterrà vicina al target della Banca Centrale di Bucarest.

Stando a Moody’s, la situazione economica incerta dell’eurozona, sullo sfondo della crisi dei debiti pubblici, intacca, però, le prospettive di crescita economica della Romania. L’agenzia nota che circa il 70% delle esportazioni romene vanno verso i paesi europei, e un rallentamento del ritmo di crescita in Europa lederebbe anche il ritmo di crescita della Romania.
L’analisi rileva pure che un più veloce assorbimento dei fondi europei e la crescita degli investimenti interni dovrebbero compensare il calo delle esportazioni, mantenendo la crescita economica sopra il tetto del 2% nel 2012.

L’inflazione, che ha toccato a settembre e novembre due nuovi minimi dopo il 1990, è calata al 3% a dicembre, valuta Moody’s, e si manterrà allo stesso livello anche alla fine di quest’anno. Nel documento viene evocata anche la possibilità che il deficit fiscale registri un ribasso sotto il 5% del Pil nel 2011, in conformità con il target del Governo. D’altra parte, circa l’80% del settore bancario della Romania è controllato da banche straniere. Con l’attenuazione delle pressioni inflazionistiche, la Banca Nazionale rilasserà le condizioni di politica monetaria, intento sottolineato anche dalla recente riduzione dell’interesse chiave. La Banca Centrale ha abbassato l’interesse di politica monetaria dello 0,25%, al 5,75%, dopo che a novembre aveva operato una riduzione analoga.

Moody’s attribuisce alla Romania il rating Baa3, con prospettiva stabile, sostenuto dal livello relativamente ridotto del debito pubblico, l’accesso al finanziamento esterno e la prospettiva promettente di crescita economica a medio termine. Tutto ciò riesce a compensare i redditi bassi della popolazione rispetto ad altri paesi della regione, il grande deficit della bilancia tra risparmi e investimenti, le pressioni fiscali persistenti e gli scarsi risultati degli investimenti pubblici e delle compagnie statali.

La Commissione europea ha deciso di approvare il piano di sostegno all'energia da fonti rinnovabili della Romania perché rispetta le norme UE. In particolare il piano creerà incentivi di supporto all'uso delle rinnovabili come, per esempio, il regime dei certificati verdi.

"Il regime dei certificati verdi è un meccanismo basato sul mercato, che incoraggerà gli investimenti nelle energie rinnovabili in Romania. In questo modo sarà sostenuto l'obiettivo della Romania per raggiungere gli obiettivi del 2020 per energia rinnovabili senza falsare indebitamente la concorrenza" dice vicepresidente europeo della Commissione responsabile della politica della concorrenza, Joaquin Almunia.

I certificati verdi verranno concessi per ogni MWh di energia elettrica generata da eolico, idroelettrico, biomasse, gas, impianti di trattamento delle acque reflue o solare. Inoltre, se l'energia verrà prodotta in impianti di cogenerazione ad alta efficienza, verrà applicato un ulteriore bonus.
Il numero dei certificati verdi varia a seconda del tipo di fonte utilizzata per produrre energia, infatti si va da : uno, per energia prodotta dalla digestione anaerobica dei fanghi e dei rifiuti, due, per l’energia eolica e idrica, tre, per le biomasse proveniente da colture energetiche e sei, per energia solare.

I certificati rilasciati dallo Stato per i produttori possono essere venduti ai fornitori di energia su un mercato specifico (indipendente del mercato elettrico). Nel caso in cui non dovessero raggiungere la quota stabilita, i fornitori dovranno pagare una penale che sarà utilizzata dal Fondo Ambiente rumeno per il supporto dei piccoli produttori di energia elettrica da fonti rinnovabili.I beneficiari dei certificati potranno aderire al piano fino al 31 dicembre 2016.

La Romania può ridiventare “il granaio d’Europa”, ma per farlo deve definire chiaramente le sue politiche nel settore e utilizzare in modo efficiente i fondi europei. Bucarest riceverà, dal 2013, più fondi di quanto ha ricevuto finora dal budget della Politica Agricola Comune, nel contesto in cui le risorse finanziarie dell’Unione saranno concentrate verso la parte merdionale dell’Ue.

“La Romania sarà uno dei pochi stati membri beneficiari del futuro budget della Politica Agricola Comune, ossia che godranno di stanziamenti maggiori degli attuali, sia per il primo pilastro (politiche di mercato e pagamenti diretti), che per il secondo che riguarda lo sviluppo rurale, però, dovrà definire obiettivi nell’agricoltura che tengano conto di queste tre grandi mete: sicurezza alimentare, buona gestione delle risorse naturali e coesione del territorio rurale”, ha affermato il commissario europeo all’Agricoltura, Dacian Ciolos.

Il ministro dell’Agricoltura romeno, Valeriu Tabara, si è prefisso come principale obiettivo l’equilibrio della bilancia commerciale per i prodotti alimentari. Egli ha affermato che, nella prima parte dell’anno, le esportazioni hanno superato tutte le attese, e si è dichiarato ottimista sulla chance della Romania di riacquisire il suo prestigio di grande produttore agricolo.

“La Romania ha potenziale per produrre, non per chiedere. Non per importare grano e mais, ma per esportare. Io sono convinto che in due-tre anni l’agricoltura romena si collocherà in una zona non con potenziale, ma con base di partenariato sia per il mercato romeno, che per quello estero”.

Il deficit della bilancia per i prodotti agroalimentari è calato oltre due volte l’anno scorso. Stando al Ministero dell’Agricoltura, le importazioni sono arrivate nel 2010 a circa 3,8 miliardi di euro, mentre le esportazioni sono ammontate a 3 miliardi.

Le previsioni degli analisti per il 2011, indicano una crescita economica della Romania tra lo 0,7 e il 2%. Il Fondo Monetario Internazionale, la Commissione Europea e il Governo Romeno – quest’ultimo nella finanziaria per quest’anno – prevedono una crescita del 1,5%. Nella stessa legge è previsto un deficit di bilancio del 4,4% del Prodotto Interno Lordo e un tasso inflazionistico del 5,3%. Per il 2012, è prevista una crescita economica di circa il 4%.

Secondo un’analisi del gruppo UniCredit, l’economia romena registrerà quest’anno una crescita dell’1,7%, soprattutto grazie all’evoluzione delle esportazioni, mentre il rating di credito del paese potrebbe migliorare. Stando agli analisti del gruppo menzionato, la domanda interna si riprenderà leggermente nella seconda metà dell’anno, contribuendo alla crescita dell’1,7% anticipata.

Eugen Radulescu, direttore presso la Banca Centrale della Romania, spiega che „normalmente, gli investimenti stranieri dovrebbero aumentare nel 2011, perché le misure adottate nel 2010, nonché il Codice del Lavoro, che è stato reso più flessibile, dovrebbero avere un impatto positivo sull’interesse degli imprenditori ad investire in Romania. Dovrebbe avere un impatto positivo anche per quanto riguarda la disoccupazione, il cui tasso dovrebbe diminuire”, ha aggiunto Eugen Radulescu.

Secondo un rapporto del gruppo austriaco Erste, gli investimenti stranieri diretti potrebbero tornare in Romania con il rilancio dell’economica globale, soprattutto in settori come i beni industriali, l’agricoltura, e l’industria alimentare, il settore IT&C e l’energia rinnovabile.

Nel 2010, gli investimenti stranieri diretti in Romania sono ammontati a 2,6 miliardi di euro, in calo del 25,5% rispetto al precedente anno. Secondo un rapporto del gruppo austriaco Erste, in Romania questa situazione migliorerà con il rilancio dell’economia globale e andranno soprattutto in settori come i beni industriali, l’agricoltura e l’industria alimentare, il settore IT&C e dell’energia rinnovabile.

La produttività nell’industria della lavorazione è aumentata di oltre il 12% sia nel 2009, che nel 2010", hanno precisato ancora gli analisti Erste. Ciò che rende la Romania un paese interessante per gli investitori stranieri è il fatto che è uno dei maggiori mercati dell’Europa Centrale ed Orientale e la sua collocazione all’incrocio fra tre rotte di trasporto europeo – i corridoi 4, 7 e 9. Inoltre, la manodopera è in generale ben preparata ed ha ottime conoscenze di tecnologia, IT e ingegneria. Altri vantaggi di cui gode il nostro paese sono le risorse naturali che includono: terreni agricoli, greggio e gas naturale, ma anche le importanti potenzialità turistiche.

Di recente, in occasione di una riunione con possibili investitori della zona del Golfo, il Governatore della Banca Centrale della Romania, Mugur Isarescu, ha affermato che il nostro Paese offre varie opportunità di investimento profittevoli, solide e a lungo termine. Il Governatore ha inoltre affermato che l’economia romena si è stabilizzata e ci sono poche probabilità che gli squilibri ritornino, a patto che sia continuata l’applicazione di politiche corrette

„Penso che l’infrastruttura, in generale, e non solo stradale, ma anche navale – come, ad esempio, il porto di Costanza e Galati, offranno importanti opportunità di investimento. Sono porte di ingresso nell’Europa molto efficace. Il Danubio è una via navigabile che ci porta fino al centro dell’Europa. Un secondo settore è certamente l’agricoltura e faccio riferimento non solo a tutte queste previsioni relative al peggioramento della situazione alimentare a livello mondiale, ma anche alle potenzialità ancora non utilizzate della Romania: terreni, tradizione, manodopera e anche ai fondi europei. Secondo me, andrebbe migliorata la legislazione nell’agricoltura, perché i partner interni, esterni, ma anche le banche saranno reticenti a finanziare le proprietà piccole o molto piccole, che non hanno la chance di diventare proprietà efficienti. E non in ultimo, un settore importante e quello energetico, in cui la Romania vanta una lunga tradizione che può sfruttare benissimo”, ha detto il Governatore.

Dal canto suo, la consigliera del primo ministro Andreea Paul Vass ha presentato alcuni strumenti che permettono allo stato romeno di sostenere il clima degli investimenti. Si tratta, prima di tutto, di sussidi statali superiori ai cinque milioni di euro e che creano almeno 50 posti di lavoro.
„Si tratta di uno schema di sussidio statale resa molto più flessibile in questo periodo di crisi economica, perché era molto difficile trovare investimenti che creassero almeno 300 posti di lavoro, come succedeva prima, e presupponevano un piano di investimenti di almeno 100 milioni di euro. Questo schema di sussidio statale permette il rimborso del 50% del valore del piano di investimenti, ma che non superi i 28 milioni di euro”, ha detto Andreea Paul Vass.

Tramite questo schema, sono stati stanziati finora 215 milioni di euro, a 10 progetti il cui valore supera 700 milioni di euro e che hanno creato più di 5 mila posti di lavoro.

La Romania è entrata in una nuova fase di crescita economica, ma, per non ripetere le esperienze traumatizzanti attraversate, dovrebbe ''affrettarsi lentamente''. Lo ha valutato il governatore della Banca Nazionale Romena, Mugur Isarescu, a un forum di cooperazione tra gli stati del Golfo e la Romania, svoltosi a Bucarest.


Secondo Isarescu, l’economia ha fatto le correzioni neccessarie per quanto riguarda i deficit ed è pronta per un nuovo ciclo di crescita sostenibile. Le previsioni della Banca Centrale per quest’anno indicano una crescita economica dell’1,5%, valore che potrebbe anche aumentare se si faranno degli investimenti significativi nei campi dell’agricoltura e delle infrastrutture.

 Questi sono, infatti, i settori in cui il governatore della Banca Centrale considera che investitori del Golfo si potrebbero impegnare. ''Penso che l’infrastruttura, in generale, e non solo quella stradale, ma anche quella navale, come i porti di Costanza e Galati, che offrono importanti opportunità di investimenti. Sono porte d’ingresso dell’Europa estremamente efficiente. Il Danubio è una via di navigazione che ci porta al centro dell’Europa. Un secondo campo è, certamente, l’agricoltura. E quando dico agricoltura non mi riferisco soltanto a tutte le previsioni sul deterioramento della situazione alimentare mondiale, ma anche al potenziale ancora non sfruttato in Romania: campi, tradizioni, manodopera, ma anche fondi europei'', ha detto il governatore.

Vale a dire, le numerose opportunità di investimento in un Paese con un’economia stabilizzata. Di che altro c’è bisogno?
Risponde sempre il governatore Mugur Isarescu‘’Non penso che di soldi neccessariamente, ma di imprenditori, di progetti fattibili e di persone capaci di portare a termine questi progetti. Siamo un paese con molti progetti non compiuti. Circa 40.000 progetti di investimenti pubblici non sono ultimati. A mio avviso di economista, tale fatto ci dice quasi tutto.
Spiega sia la crescita economica sia l’alta inflazione, spiega anche perchè abbiamo il 5% del pil assegnato agli investimenti e nello stesso tempo i risultati non si vedono’’, aggiunge il governatore.
Mugur Isarescu ha comunicato agli imprenditori arabi che la Banca Centrale di Bucarest farà i propri compiti e terrà l’inflazione sotto controllo, sperando di ridurne il livello sotto il 4% fino alla fine dell’anno. Le principali incognite a questo proposito sono l’evoluzione dei prezzi internazionali dei generi alimentari e del petrolio.

Il ministro ha annunciato l’intento di promuovere una nuova politica volta a stimolare gli investimenti nell’infrastruttura, e un miglioramento sostanzioso dell'assorbimento dei fondi europei in progetti di trasporto.

Proseguire l’ammodernamento dell’infrastruttura stradale in Romania è una priorità, ha detto il ministro, secondo cui, entro la fine del prossimo anno saranno avviati progetti di oltre 5,5 miliardi di euro - compresi i fondi già stanziati per gli appalti organizzati nel 2010. Anca Boagiu ha precisato che attualmente sono in corso i lavori per 243 km di autostrada su vari tratti, per un valore totale di 2,5 miliardi di euro.

Altri progetti interessano la costruzione di 11 tangenziali per una lunghezza totale di 138 km e un valore di 540 milioni di euro. Inoltre, il ministero mira ad ammodernare 950 km di strade nazionali, un investimento di 848 milioni di euro, tramite un mutuo della Banca europea per gli investimenti.

Per quanto riguarda l’infrastruttura ferroviaria, sarà concessa una maggiore attenzione all’ammodernamento del Corridoio IV paneuropeo. Saranno organizzate gare d’appalto per tre tratti nell’ovest del Paese, dalla lunghezza totale di 166 km e un valore di 1,8 miliardi di euro.

Per il trasporto navale, il Ministero ha progetti importanti, per u n valore complessivo di 200 milioni di euro, che includono pure un ponte stradale sul canale Danubio-Mar Nero e i lavori per l’infrastruttura di accesso nel porto di Costanza. L'ultimazione dei lavori è prevista per il 2012 - 2013. Il 20 dicembre sarà avviato anche un programma volto a riabilitare i ponti danubiani.

Nei primi sette mesi del 2010, il bilancio generale della Romania ha registrato un deficit del 3,9% del pil. Lo rilevano i dati del Ministero delle Finanze di Bucarest, secondo cui si tratta della metŕ del target di deficit concordato col Fondo monetario internazionale (Fmi) per il corrente anno. I dati del Minsitero indicano una crescita degli incassi dell'1,2% tra gennaio e luglio, soprattutto da Iva e accise, e un aumento delle spese generali del 3,2%. Le spese di personale sono calate del 4,7% e quelle per beni e servizi del 2,2% rispetto al corrispondente periodo del 2009. Il piů forte calo pari al 24,8% si č verificato al bilancio, mentre le spese ai budget locali sono cresciute del 7,8%.
D'altra parte, l'Istituto nazionale di statistica ha annunciato di recente un leggero aumento del pil, pari allo 0,3% nel seconto trimestre dell'anno, rispetto al primo. Resta perň in calo rispetto al corrispondente periodo del 2009, cosicchč complessivamente nei primi sei mesi l'economia ha registrato un calo pari all'1,5%.

Commentando i dati statistici, secondo cui la Romania sta per uscire dalla recessione, il premier Emil Boc ha spiegato che, nonostante sia una timida, si tratta della prima crescita dopo diversi trimestri di recessione. Il premier considera che la situazione sarebbe stata migliore se il Paese non fosse stato colpito da alluvioni nei mesi scorsi e se la Corte Costituzionale non avesse invalidato la decisione del Governo di ridurre le pensioni del 15% fino alla fine dell'anno. In cambio, per aumentare gli incassi al bilancio, il Governo ha deciso la crescita dell'Iva dal 19 al 24% dall'1 luglio scorso

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